La cultura Arbëreshë

Gli Arbëreshë sono una minoranza linguistica e culturale presente nella parte meridionale e insulare d’Italia. Di questa antica collettività, detta Arberia, fanno parte circa 100mila persone e tra questi, almeno l’80%, parla o comprende la propria variante locale dell’Arbëresh, la lingua del gruppo. Gli italo-albanesi sono dispersi a macchia di leopardo in diverse regioni: Campania, Molise, Puglia, Basilicata, Sicilia e Calabria, dove c’è la comunità più numerosa, con oltre 58.000 persone.

Della madre patria, gli Arbëreshë, conservano, oltre alla lingua (un vero miracolo, se si considera che si tratta di un idioma che resiste da sei secoli ed è stato tramandato solo oralmente), anche tutta una serie di tradizioni religiose, culturali e gastronomiche.

Un’identità che si fonda ancora su riti religiosi – la gran parte delle cinquanta comunità conserva tuttora il rito bizantino durante la liturgia – costumi, arte e gastronomia, gelosamente trasmessi di generazione in generazione. Gli albanesi d’Italia fanno parte, quindi, di quel ricco patrimonio di diversità linguistiche e culturali presente nel nostro Paese tutelato dalla stessa Costituzione, come previsto dall’articolo 6, e da una legge del 1999 che riconosce l’albanese tra le lingue da valorizzare.

Una delle caratteristiche peculiari di questa lingua è la mancanza di vocaboli per la denominazione di concetti astratti, sostituiti nel corso dei secoli da perifrasi o da prestiti dalla lingua italiana o da grecismi. Le parlate Arbëreshe, pur mantenendo nella loro struttura fonetica, morfosintattica e lessicale tratti comuni, registrano variazioni consistenti da paese a paese. La lingua albanese in Italia è tutelata dalla legge n. 482 in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche.

La lingua parlata dagli Arbëreshë è l’Arbërisht, varietà antica del Tosco (Toskë), dialetto meridionale dell’albanese. In qualche centro è misto con inflessioni tratte dal Ghego (Gegë), il dialetto parlato nel nord dell’Albania, con il greco antico e con contaminazioni con i dialetti meridionali sviluppatesi durante la permanenza in Italia. La lingua Arbëreshë appartiene al gruppo di minoranze di antico insediamento che hanno poca contiguità territoriale con il ceppo d’origine; è, infatti, una vera isola linguistica di antica tradizione, che ha tramandato, attraverso i secoli, il patrimonio linguistico, culturale e religioso.

 Gli agglomerati urbani diffusi dei paesi albanofoni nascono secondo le disposizioni regie di Filippo II, amalgamate alle regole consuetudinarie nel modello sociale di famiglia allargato.

Le città policentriche, nate secondo le esigenze secolari della famiglia albanese erano caratterizzate da agglomerati composti da due o più famiglie, in genere due fratelli con mogli, figli e genitori.

Questi nuclei familiari formavano quella grande famiglia che rimane tutt’oggi identificabile nella regione storica d’Arberia.

Quando gli Arbëreshë, così organizzati, giunsero in Italia, si disposero nei pressi di chiese pievi o icone, perché legati da tre elementi caratterizzanti: la lingua, la consuetudine e la religione di rito greco bizantino.

Le comunità hanno saputo mantenere vive la lingua, il culto dell’ospitalità, i costumi e le tradizioni, così come la cucina e la gastronomia tramandate con amore e passione.