Brindisi Montagna

Brindisi Montagna, con i suoi 830 metri di quota, fu edificato in una posizione facile da difendere contro eventuali aggressori e ha visto sorgere insediamenti dell’uomo dall’Eneolitico (fine del III millennio avanti Cristo).

La presenza degli Arbëreshë nel piccolo comune si registra dopo i terremoti del 1456, anno in cui il paese fu ricostruito e ripopolato da profughi provenienti dall’Albania. A deciderlo fu Pietrantonio IV Sanseverino, la cui moglie Irene era nipote dell’eroe albanese Giorgio Castriota Scanderbeg.

Nel 1799 Brindisi partecipò ai moti libertari, capeggiati dal sacerdote Don Fabrizio De Grazia. Il 2 novembre del 1861, grazie alla nebbia che nascose il paese, i brindisini furono risparmiati da un’incursione delle bande di Crocco, Borjes e Serravalle.

Il borgo è sovrastato dal castello longobardo che permette di godere dei meravigliosi panorami sulla Valle del Basento e nel suo territorio, custodito dalla foresta della Grancia, ha sede il Monastero Grancia San Demetrio, un’antica antica badìa, dedicata un tempo a Santa Maria dell’Acqua Calda, probabilmente per una sorgente termale presente nelle immediate vicinanze. Donata dai principi Sanseverino ai monaci certosini di Padula, ed eretta a Grancia di San Demetrio nel 1503, diviene una grande azienda rurale condotta dai monaci laici. Ed è proprio all’insediamento dei Monaci Laici che si deve l’appellativo di “Grancia”, dal latino “luogo in cui si conservava il grano”.

A Brindisi Montagna, i Certosini si insediarono all’inizio del XVI secolo, quando l’antico Monastero basiliano passava ai Padri della Certosa di Padula (di San Lorenzo), che la eressero Grancia di San Demetrio, alla pari dell’altra Grancia di San Teodoro a Pisticci, coltivando, con saggezza, più di mille ettari.

L’ex badìa divenne una vera e propria masseria condotta dai Monaci, che lavoravano e coltivavano oltre mille ettari di terreno con saggezza, metodo e ingegno, e che visse il suo massimo splendore nel Settecento. Al suo interno è ancora possibile ammirare l’antica fucina per la trasformazione del latte, le cantine con i palmenti annessi e le grotte dove venivano conservati e stagionati i prodotti caseari.