La prima colonia greco-albanese, detti “Arbëreshë” arrivò nella zona probabilmente nel 1477, dopo la caduta di Scutari, e fu soprannominata dalle popolazioni locali colonia di Clefiti. Da quel momento in poi, in concomitanza con gli avvenimenti storici che hanno caratterizzato l’Albania (pestilenza, invasioni turche, etc.), Barile è divenuta meta delle tante famiglie albanesi in fuga.
Feudo prima dei Caracciolo, e dei Carafa poi, ha mantenuto il rito greco fino al XVII secolo, e conserva ancora oggi alcuni riti di origine ortodossa e costumanze albanesi d’origine.
Nel 1861 il paese divenne parte integrante del brigantaggio lucano, avendo come personaggi di spicco Michele Volonnino e Caporal Teodoro, uomini fedeli a Carmine Crocco che si opposero al governo sabaudo di Vittorio Emanuele II che si era da poco insediato.
Considerata una delle città lucane dell’olio e del vino, aderisce all’Associazione Nazionale Città dell’Olio e all’Associazione Nazionale Città del Vino. Nell’area proprio fuori dal paese, si possono visitare le Cantine dello “Sheshë” (piazza), caratteristiche e piccolissime casette artigianali dai portoni colorati in cui si conserva il pregiatissimo vino Aglianico.
In diversi momenti dell’anno il paese è teatro di interessanti eventi, dedicati alla tradizione enogastronomica o al sacro.
La suggestiva Via Crucis, ad esempio, che nel giorno del Venerdì Santo rievoca la Passione di Cristo, con i suoi quattrocento anni è la più antica Sacra Rappresentazione della Basilicata. Conserva reminiscenze albanesi, rinvenibili in alcune figure chiave del corteo, come ad esempio la “zingara” orna di gioielli, simbolo delle origini albanesi della comunità, oltre che della ricchezza mista a pericolo e malvagità.
Molto suggestivo, il centro storico di Barile è un avvicendarsi di caratteristici archi, portali e strade lastricate in pietra, attraverso i quali si possono scoprire le tradizioni arbëreshë.